Captain America: The Winter Soldier – Recensione

Spesso capita che il secondo capitolo di una saga cinecomic sia quello che soddisfa di più il pubblico. Il motivo è semplice: la narrazione è più fluida quando non ci sono più le origini da roccontare. Questo vale anche per il Capitano a Stelle e Strisce, nonostante sia innegabile che Captain America: First Avenger avesse quel fascino anni ’40 che lo rendeva un elegante film di guerra. The Winter Soldier abbandona totalmente quella dimensione Old America per assumere una fisionomia che sta a metà tra i più recenti 007 e il concetto di supereroismo del Batman di Nolan.

Steve Rogers dovrà affrontare ancora una volta l’Hydra, questo volta radicata all’interno dello S.H.I.E.L.D. stesso, ritrovandosi coivolto in un gioco di specchi dove il nemico può nascondersi anche dietro il volto più amichevole. A rendere ancora più fitta la trama ecco comparire il misterioso Soldato D’Inverno, nemesi perfetta, anche lui dotatato delle stesse abilità di Captain America ed in grado di tenergli testa nel combattimento.

Tanti gli elementi introdotti in questo episodio, a partire dai comprimari. Oltre a Natasha Romanoff, ad accompagnare Cap in questa torbida storia di spionaggio troviamo anche Sam Wilson, aka Falcon, spalla storica nei fumetti, e l’Agente 13 Sharon Carter. Ma anche sul fronte villain alcune novità, una su tutte l’introduzione di Crossbones.

Nei suoi 136 minuti di durata, Captain America: The Winter Soldier miscela sequenze d’azione adrenaliniche a un plot convincente ed articolato (anche se a volte forse troppo complesso, soprattutto per chi non ha seguito la saga a fumetti di Ed Brubacker da cui la storia attinge ampiamente). La sceneggiatura punta sulla coralità: se il Capitano combatte con tutte le sue forze contro gli infiltrati Hydra nello S.H.I.E.L.D e contro Soldato D’Inverno, gli altri personaggi non restano semplicemente sullo sfondo, conquistando ognuno abbastanza spazio da risultare credibili e utilizzabili anche nei prossimi capitoli della saga,  compresa quella di Avengers.

Per smentire chi temeva una produzione Marvel Studios più morbida dopo l’acquisizione da parte di Disney, Captain America: The Winter Soldier è un prodotto per un pubblico più maturo rispetto ai film dedicati alla Fase 2 dei Vendicatori (vedi Iron Man 3 e Thor: The Dark World) e non risparmia sulla violenza nelle sequenze di combattimento, scelta inevitabile vista la rotta spy story voluta dagli autori.

Se la trama articolata può rappresentare a tratti un” lato negativo” del film (anche se questo aspetto può essere considerato soggettivo), la scorrevolezza della storia, tra combattimenti corpo a corpo strabilianti, inseguimenti mozzafiato e dialoghi convincenti rende Captain America: The Winter Soldier una pellicola estremamente godibile, sicuramente da classificare tra i migliori prodotti del suo genere. Merito di un cast stellare a partire dallo stesso Chris Evans, sempre più a suo agio nel ruolo del protagonista. Oltre ai veterani Samuel L. Jackson e Scarlett Johansson, non passa inosservata la presenza di Robert Redford nel ruolo di Alexander Pierce, uomo di stato al vertice dello S.H.I.E.L.D. , che è scontato definire ottimamente interpretato; del resto, il protagonista de I Tre Giorni Del Condor non poteva non trovare pane per i suoi denti. Ad Anhtony Makie il difficile ruolo di Falcon, che le intelligenti scelte registiche e di sceneggiatura hanno saputo portare sul grande schermo, prendendosi qualche dovuta licenza rispetto al personaggio dei fumetti, sicuramente non tra i più semplici da trasporre.

E adesso non ci resta che aspettare Guardians Of The Galaxy…

 

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Informazioni su Antonio Farinola

Nato a Torino, classe 1979. Appassionato di cinema, musica, fumetti e tutto ciò che ne deriva. Vivo a Milano dal 2008.

3 risposte a “Captain America: The Winter Soldier – Recensione”

  1. lapinsu dice :

    Bel film. Sono rimasto di piacevolmente colpito sia perchè il primo Capitan America mi aveva lasciato con l’amaro in bocca, sia perchè non credevo che la saga degli Avengers potesse offrire spunti interessanti come in questo caso: non solo gag, non solo effetti speciali ma soprattutto personaggi cazzuti e trama affascinante, più cinematografica che fumettistica.

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